L’A.I. Company

Lord Fawills (Zenisuki Umi) ~ 0 punti esperienza

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Il gelo invernale non aveva fatto tardi ad arrivare nella caotica Arwyd, una città sempre viva che difficilmente lasciava subentrare la quiete per regalare alla gente un momento di silenzio, popolata anche di notte da persone, robot e alieni. Le macchine si muovevano lentamente, ondeggiando sul posto, e il via vai di cittadini si faceva sempre più intenso. Quella città era rimasta una grande miscela di culture provenienti da tutto il mondo e dal vasto universo.

La tecnologia era diventata la dominatrice del pianeta Terra e con la sua bellezza era riuscita ad ammaliare la gente, trasformando il loro interesse in una vera e propria dipendenza. Era diventata essenziale ormai, proprio come i robot che avevano raggiunto un livello di intelletto artificiale pari a quello umano, tanto da renderli come quest'ultimo anche esteticamente. La prima a raggiungere questo livello di tecnologia fu proprio la A.I. Company, un'azienda famosa in tutto il mondo che dava possibilità alle persone di acquistare un androide personale che li avrebbe serviti e aiutati fino alla loro morte. Nonostante il grande successo dell'azienda, essa era diventata il fulcro di interesse dei servizi segreti, rimasti scettici di fronte all'alto livello di intelligenza artificiale installata negli androidi. Non negavano a se stessi che la bramavano, desiderando i dati dell'Intellectual Program.
«Zenisuki Umi.»
Un uomo sulla quarantina guardava severo il robot di fronte a lui, rimanendo con le braccia incrociate al petto mentre di tanto in tanto dava un'occhiata all'ologramma azzurro che mostrava l'edificio dell'A.I. Company.
«Spero che abbia compreso appieno la sua missione. Ricordi: Deve trasferire gli I.P. data nel suo sistema e mandarli wireless a noi. Spero per lei che questo non sia un ennesimo fallimento altrimenti sarà fuori dai servizi segreti.» Disse, sbattendo la mano sul tavolo dalla rabbia. Al solo pensiero che quel robot non era riuscito a portare a termine delle semplici missioni gli dava il voltastomaco, purtroppo quelli erano gli ordini del suo superiore e lui non poteva far altro che comunicarli all'agente.

Zenisuki Umi + 0 punti esperienza - 50 monete (0 punti esperienza)
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Arwyd poteva essere una vasta e ricca città, un posto pieno di risorse la quale i cittadini apprezzavano, ma molto spesso fabbriche e aziende si trovavano distanti per lasciar spazio alla costruzione di nuovi e tecnologici palazzi. L'A.I. Company aveva fatto la medesima scelta: stare lontana dalla città e occupare un terreno vicino alla zona industriale, vicino alla fabbrica la quale venivano costruiti gli androidi. Un alto e largo edificio che ospitava innumerevoli stanze, estendendosi anche sotto il terreno. Al suo interno vi era la I.C.R (Intelligence Creation Room), la stanza la quale venivano conservati i file degli androidi costruiti e il computer madre che permetteva la creazione dell'intelletto artificiale. Solo un uomo era autorizzato a entrarci, il dottor Zen Inoue, colui che si occupava di codificare, creare e implementare l'intelligenza artificiale dentro i robot.
Intanto, a perlustrare il cancello d'entrata dell'azienda, vi erano die androidi dall'aspetto maschile, intenti a parlare tra di loro mentre bevevano un liquido oleoso all'interno dei bicchieri.

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– Oggetti: Macchina volante

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«Arrivo a piano I.C.» aveva comunicato una voce femminile e, d'un tratto, le ante dell'ascensore scesero in giù, rivelando dietro di esse una larga stanza la quale vi era una porta metallica al centro. Era piuttosto lontana, chiusa e con delle lucine rosse attaccate sopra di essa. La flebile luce emessa dalle lampadine appese al soffitto a stento riuscivano ad illuminare l'intero parallelepipedo ricoperto in metallo.
La quiete sembrava aver preso il dominio di quella stanza, nessun rumore si poteva udire se non un piccolissimo rumore che si faceva sempre forte man mano che passavano i secondi. Tacchi, era quello il suono che aumentava sempre di più e insieme ad esso vi era anche colei che lo procurava. Ben presto si presentò un androide di fronte a Zenisuki. Una esile ragazza dai corti capelli bianchi e gli occhi rossi-violacei che sembravano emettere una fioca luce colorata, coperta da un adorabile vestitino nero da cameriera. Il suo viso infantile aveva solo un'espressione apatica, nulla più, e lei era rimasta di fronte a lui per scrutarlo attentamente. Era una minaccia.
«Non vi è stata concessa alcuna autorizzazione dal dottor Inoue. La prego di andar via o provvederò ad accompagnarla fuori con la forza.» disse la ragazza senza spostarsi dal suo posto. Nonostante la voce acuta e delicata, le sue parole suonavano severe e minacciose.

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– Oggetti: Macchina volante

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Turno flash

«Il dottor Inoue non accetta alcun tipo di accordo...- La ragazza rimase silenziosa per qualche secondo, poi riprese -... E stando alle mie ricerche... Il dottor Roero è morto.» rispose.
Accanto ad ella iniziarono ad apparire tanti piccoli pixel che pian piano andarono a formare una katana dal dorso finemente decorato. La ragazza la impugnò con una mano senza distaccare lo sguardo da Zenisuki.
«Il suo vano tentativo di ingannarmi mi porta a una semplice conclusione. Non ha bisogno di dare spiegazioni, ho già capito.»
Il braccio dell'androide si alzò, puntando l'arma bianca contro il robot biologico.
«Operazione: Overkill.»

Turno flash

Zenisuki era riuscito a superare il suo ostacolo ma ben presto se ne rivelò un altro, molto più minaccioso della ragazzina dai capelli bianchi. Di fronte a lui non si trovava solo un ennesimo corridoio molto più stretto e basso della stanza precedente, capace di ospitare solo delle persone in fila indiana, ma anche un'altra ragazza che teneva la spada puntata su di lui, pronta ad affondarla sul suo petto se solo avesse fatto una mossa. Priscilla entrò nel corridoio e anche lei puntò la sua katana a Zenisuki.
«Ho chiamato la polizia, presto saranno qui per arrestarti.» disse l'androide albina.

Turno flash

La polizia non fece tardi ad arrivare all'azienda e due uomini interrogarono il robot e le due androidi, ponendo loro poche ma semplici domande per ricostruire quel che era appena accaduto. Zenisuki venne scortato alla centrale di polizia, rinchiuso all'interno di una cella durante l'attesa del suo superiore. Quando egli arrivò, lo fece sedere all'interno di una macchina volante che li avrebbe accompagnati alla base segreta.

«Sei un cretino!» gli urlò l'uomo che con violenza aveva sbattuto una piccola pila di fogli sulla scrivania.
«È inaccettabile! Anni di servizio ai servizi segreti senza concludere neanche una misera missione. Come ci si sente a non aver concluso nulla in tutta la tua vita?» gli domandò più furibondo di prima.
«Non parlare, non ne hai bisogno. Sei fuori dai servizi segreti.»

Turno flash

«Zenisuki, basta.» furono le parole del superiore, fredde e che non celavano affatto la sua rabbia.
«Il capo era stato chiaro. Mi spiace ma dovrò disattivarti.»